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Marco BERGAMO

 
 
 
 
 

 

 

 

 


A.K.A.: "The Monster of Bolzano"
Classification: Serial killer
Characteristics: Hatred to women - Fetishist
Number of victims: 5
Date of murders: 1985 - 1992
Date of birth: August 6, 1966
Victims profile: Marcella Casagrande, 15 / Annamaria Cipolletti, 40 / Renate Rauch, 24 / Renate Troger, 18 / Marika Zorzi, 18
Method of murder: Stabbing with knife
Location: Bergamo, Lombardy, Italy
Status: Sentenced to life in prison in 1994
 
 

Marco Bergamo (detto il "mostro di Bolzano") operaio saldatore, tra il 1985 e il'92 uccide in Trentino, accoltellandole, una studentessa di 15 anni e 4 prostitute. E' condannato all' ergastolo.

 
 

Marco Bergamo

Sara Di Marzio - Occhirossi.it

Soprannome: Il mostro di Bolzano
Luogo omicidi: Italia
Periodo omicidi: 1985 - 1992
Numero vittime: 5
Modus operandi: colpiva le sue vittime con diverse coltellate.
Cattura e Provvidementi: ergastolo

Marco Bergamo nasce a Bolzano nel 1966 ed ha un'infanzia difficile e solitaria.

Affetto da un ritardo nel linguaggio già a soli 4 anni, poi l'obesità e la boriasi contribuiranno a scatenare la sua chiusura verso il mondo: introverso e con pochi amici, coltiva hobby come la fotografia, l'automobilismo e le lunghe passeggiate in montagna.

Da ragazzo colleziona coltelli, tanto da portarne sempre uno con se'.

Di intelligenza media, consegue un diploma e svolge lavori manuali. Nessun precedente penale per lui che, sonnambulo e erotomane, ha comunque qualche piccola perversione sessuale: ruba indumenti intimi femminili.

Nel maggio 1992, a soli 26 anni, gli vien asportato un testicolo.

Bergamo apparentemente sembra un giovane come tanti, ma si rivelerà presto un serial killer spietato e metodico.

E' il 3 gennaio 1985, la prima vittima è Marcella Casagrande, 15 anni, viene ritrovata riversa sul pavimento di casa. La dinamica del delitto rivela che chi l'ha compiuto aveva buona dimestichezza con il coltello e un'ottima conoscenza dell'anatomia umana.

La giovane viene sorpresa da dietro, le vengono inferte numerose coltellate, vengono sferrati colpi velocissimi come proiettili, uno raggiunge la colonna vertebrale incidendo la decima vertebra, poi la giovane viene tenuta per i capelli affinché il collo resti immobile mentre l'assassino procede allo scannamento.

Annamaria Cipolletti è la seconda vittima, 40 anni. Di giorno insegnante di scuola media, di sera Annamaria incontra uomini a pagamento, facendosi pagare molto bene (dalle 100 alle 150 mila lire a prestazione). Viene ritrovata scannata da 19 coltellate, l'assassino le ha rubato gli indumenti intimi, ma non c'è violenza sessuale. Un appunto della donna dice: "Marco andato via".

La terza vittima è Renate Rauch, di 24 anni, prostituta. La giovane viene ritrovata cadavere in un parcheggio quasi deserto. Qualche giorno dopo, sulla tomba di Renate verrà rinvenuto un mazzo di fiori con un biglietto: "Mi spiace ma quello che ho fatto, doveva essere fatto e tu lo sapevi: ciao Renate! Firmato M.M."

Gli inquirenti ipotizzano che la doppia "M", sia una ripetizione spavalda del nome Marco.

Il 21 marzo 1992, viene ritrovata la quarta vittima, Renate Troger, prostituta di 18 anni.

La giovane viene ritrovata morta in un piazzale: muore per strangolamento, poi sgozzata e sul suo cadavere vengono inferte 14 coltellate.

La quinta e ultima vittima di Marco Bergamo è Marika Zorzi, anche lei prostituta diciottenne, scaricata agonizzante sul ciglio di una strada dopo essere stata colpita da 28 coltellate: è il 6 agosto 1992, compleanno di Bergamo, che il killer ha voluto festeggiare a modo suo.

Marco Bergamo viene arrestato poco dopo il suo ultimo delitto e durante il processo emerge la sua vera personalità. Bergamo è un uomo spaventato dalle donne.

Una prostituta al processo racconta: "mi spogliava e basta, mi chiedeva di vendergli la biancheria intima, ma non potevo tornare a casa nuda".

Bergamo confessa solo tre dei cinque delitti e dice: "Marika Zorzi, visto che avevo solo un testicolo, non voleva continuare, le ho chiesto di ridarmi i soldi ma lei si è messa ad urlare, le ho dato due schiaffi, mi ha aggredito dicendomi di essere un figlio di puttana, solo questo ricordo". Poi continua: "Con Renate Rauch ci sono andato solo per uscire dalla monotonia, invece di Marcella Casagrande ricordo solo che avevo le punte delle dita sporche di sangue, mi sono alzato e sono uscito".

Bergamo non aveva amicizie femminili, l'unica relazione amorosa, avuta tra il 1990 e 1991, era durata 7 mesi e senza rapporti sessuali: "lei non mi ha mai toccato nelle parti intime ed io avevo paura di un suo rifiuto". Bergamo odia le donne, di loro dice: "La donna è proprio un essere ignobile, egoista, una persona che usa l'uomo, come l'uomo fuma una sigaretta", insomma Bergamo aveva deciso di punire a modo suo le donne, soprattutto le prostitute, le donne più accessibili.

Dopo un accurato esame psichiatrico, Bergamo viene riconosciuto, seppur con una mente fortemente disturbata, capace di intendere e volere nel momento degli omicidi. Il processo viene trasmesso su Rai 3 e il padre di Bergamo, per la vergogna, si impicca.

Nel processo emerge che per Bergamo uccidere rappresenta la maggiore perversione, che ricorre in lui soprattutto la notte, all'interno dei sogni. All'interno della sua confessione si lascia andare ad alcune dichiarazioni in questo senso, come "Questa notte per esempio le ho dovuto mettere una bomba in bocca per ucciderla, 2 caricatori non sono bastati" e "Nei sogni, quando colpisco le donne, lo faccio al cuore e alla testa: si uccidono meglio, si centrano gli organi vitali."

Marco Bergamo è stato condannato all'ergastolo, anche se nel 2005 ha ottenuto un permesso premio, notizia che ha sconvolto l'intero paese.

 
 

Marco Bergamo - Il mostro di Bolzano

MILANO - "Nei sogni, quando colpisco le donne, lo faccio al cuore e alla testa: si uccidono meglio, si centrano gli organi vitali". Finchè non cadde in trappola, sospettato e accusato di averne massacrato cinque, il saldatore e carpentiere Marco Bergamo, classe 1966, del 6 agosto, nativo di Bolzano, sembrava un giovanotto come mille altri.

Quando al patologo Giuseppe Barbareschi toccò ricostruire l'assassinio di Marcella Casagrande (15 anni, trovata riversa sul pavimento del corridoio di casa il 3 gennaio 1985), non mancò il primo tocco di realistica e tragica teatralità: "La dinamica è quella di una persona che conosce bene l'uso del coltello e l'anatomia umana...Il primo colpo è stato vibrato in regione toracico-lombare sinistra...Ecco, arrivo dietro la vittima, la aggancio, do il colpo in modo tale che, penetrando all'interno, risalga leggermente da sinistra verso destra. I colpi successivi sono stati sferrati ad alta velocità, come proiettili.Uno ha raggiunto la colonna vertebrale incidendo e sezionando una vertebra, la decima. Poi la vittima è caduta, è stata afferrata per i capelli in maniera da immobilizzare il collo e operare lo scannamento".

Ma se la Casagrande era una brava e timida studentessa al primo anno del Magistrale, le altre quattro avevano avuto, sotto certi aspetti, una vita un tantino particolare. Ecco Annamaria Cipolletti, 41 anni, di giorno insegnante di scuola media, uccisa il 26 febbraio 1985 nel monolocale che sino a notte utilizzava per i suoi incontri (dalle 100 alle 150mila a prestazione). Sul cadavere, 19 lesioni. Non aveva nè reggiseno, nè mutandine, ma non c'era neppure traccia di rapporto sessuale. Nel portacenere, diversi mozziconi di sigarette, alcuni profilattici usati e uno non ancora utilizzato. Un appunto sull'agenda diceva: "Marco andato via".

Ecco Renate Rauch, 24 anni, più di un viavai sul marciapiede, finita il 7 gennaio 1992 in una pozza di sangue nell'assurdità di un parcheggio quasi deserto. Sulla sua tomba, all'interno di un mazzo di garofani avvolti in un cellophane, un poliziotto trovò un biglietto: "Mi spiace ma quello che ho fatto doveva essere fatto e tu lo sapevi, ciao Renate. M.M.". Due volte Marco? Una ripetizione spavalda per rimarcare il nome?

Ed ecco Renate Troger, una biondina di 18 anni:il 21 marzo 1992 il carnefice l'abbandonò in un piazzale. "Ritengo principale la morte per strangolamento-disse il dottor Giovanni Bonan dell'Università di Padova.-Poi c'è stato lo scannamento, infine sono stati inferti 14 colpi. Alcuni di essi hanno toccato i polmoni". Insomma,gragnuola di fendenti già a decesso avvenuto, vere delizie per l'animo di un sadico.

Infine, ecco Marika Zorzi, 18 anni, scaricata agonizzante sul ciglio della strada, con 28 coltellate addosso. Era il 6 agosto 1992. "Quello lì compiva 26 anni. E' uscito armato. E ha voluto farsi un regalo di compleanno:la mia bambina", urlò al processo la madre Bertilla. Vennero ricostruiti i cinque delitti, parlarono i periti, dialogarono gli avvocati, sfilarono i testi. E balzò fuori anche la personalità di Marco Bergamo.

Raccontò una prostituta: "Mi spogliava e basta. Al resto, diceva, ci pensava lui. Mi chiedeva di vendergli la biancheria intima, ma non potevo, altrimenti sarei andata a casa nuda". Disse il padre: "La passione per i coltelli gli era nata verso i tredici anni, poi si era sviluppata e ingigantita. Li teneva nascosti in un cassetto. Non immaginavo che li adoperasse per quello che ha fatto". Marco Bergamo si dichiarò estraneo ai delitti Cipolletti e Troger e "reo confesso" per gli altri tre. Marika Zorzi? "Visto che avevo un solo testicolo, disse che non voleva più continuare. Le ho chiesto di ridarmi i soldi, ma lei si è messa a urlare. Ho provato a calmarla, dandole un paio di schiaffi, ma non ci sono riuscito. Mi ha aggredito urlandomi figlio di puttana. E' l'ultimo mio ricordo". Renate Rauch? "Ci sono andato solo per fare un giro, per uscire dalla monotonia". Marcella Casagrande? "Ricordo solo che avevo le punte delle dite sporche di sangue. Mi sono alzato e sono uscito".

Il coltello gli dava un senso di protezione, quasi un secondo fratello. Relazioni d'amore? "Una sola. Tra il '90 e il '91, durata sette mesi, senza rapporti sessuali, a parte baci e toccamenti. Lei non mi ha mai toccato nelle parti intime e io neppure, perchè avevo paura di un suo rifiuto e per rispetto. Dopo la diffidenza, è passata al rifiuto... La storia con quella ragazza è stata la conferma della mia ipotesi:la donna è proprio un essere ignobile,egoista, una persona che usa l'uomo come l'uomo fuma le sigarette. Lo usa e poi, quando è consumato, lo butta via".

Nessuna amicizia femminile. Nessuna vera fidanzata. Niente di niente. "I giornalini pornografici, le masturbazioni e gli indumenti intimi sono diventati il sostituto del rapporto con l'altro sesso, ma il mio incubo è stato più la donna che la vagina. La donna mi ha fatto sempre paura:paura di non essere all'altezza. Questa paura si è trasformata in odio quando ho pensato che una donna mi avesse avvelenato il cane... Era il mio compagno di solitudine, l'amico che non ho mai avuto. La morte del cane mi ha sconvolto. Così ho incominciato a odiare tutte le donne". Si era sentito "rifutare dalle compagne di scuola già alle elementari. C'era anche l'inesperienza nel comunicare: mi facevano paura, loro mi sembravano più spigliate, mentre io mi sentivo imbranato...". Da grande si era dunque messo a punire le prostitute soprattutto perchè erano le donne più accessibili ?

I professori Ponti, Fornari e Bruno scrissero nella loro perizia: "Bergamo è giunto alla perversione estrema: l'omicidio per godimento. Dopo il primo assassinio ha scoperto che uccidendo appagava il suo piacere e nello stesso tempo distruggeva l'oggetto temuto e odiato:la donna". Il professor Introna si dichiarò convinto che, nonostante continuasse a negare, avesse ammazzato anche la Cipolletti e la Troger: "Per il modus operandi e la tipologia della vittima. Dopo aver ucciso la prima volta volta, ha scoperto in sè qualcosa di cui forse ha avuto paura. Si è spaventato di se stesso. E' tipo dottor Jekill e mister Hyde:lui cambia, si spaventa d'essere cambiato, poi ritorna quello che era".

Questo cambiamento avveniva innanzitutto con donne che riteneva "facili"? Anzi, nascevano proprio da questo suo modus vivendi la collezione di riviste pornografiche e l'esibizionismo masturbatorio dalla sua finestra, le telefonate oscene a donne sconosciute o scelte a caso, il voyeurismo adottato nei confronti delle prostitute? Dissero ancora i periti: "Per Bergamo uccidere rappresentava ormai l'estrema perversione sadica, la modalità più forte per possedere la donna". E la voglia matta di uccidere una donna continuava sempre a rincorrersi anche nei suoi sogni: "Questa notte, per esempio, le ho dovuto mettere una bomba in bocca oer ucciderla. Due caricatori non sono bastati".

 
 

Il serial killer Marco Bergamo potrebbe tornare libero nel 2008

Il serial killer Marco Bergamo è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di cinque donne ma tra pochi mesi, nell’estate 2008, potrà chiedere la semilibertà al giudice di sorveglianza. Guido Rispoli, il pm che lo inchiodò, avverte: «E’ ancora molto pericoloso».

Maurizia Mazzotta Spitaler, la mamma di Marcella Casagrande, chiede che il 13 dicembre prossimo la Corte d’assise non transiga sui tre anni di isolamento «dimenticati» che Bergamo deve ancora scontare. Ma per il serial killer bolzanino si apre una prospettiva ancor più clamorosa: la semilibertà già la prossima estate.

In Italia la condanna all’ergastolo non è, infatti, sinonimo di carcere a vita. Marco Bergamo si trova dietro le sbarre dall’estate del 1992. Grazie agli abbuoni previsti nell’espiazione di una condanna (45 giorni di sconto ogni sei mesi) nell’agosto dell’anno prossimo Bergamo potrà rivendicare di aver già espiato 20 anni di reclusione. E’ quello il primo requisito richiesto dal nostro ordinamento perchè un condannato all’ergastolo possa chiedere di essere ammesso al regime di semilibertà, uscendo dal carcere la mattina (qualora dovesse dimostrare di aver l’opportunità di qualche lavoro) per rientrarvi la sera. Le opportunità di tornare in libertà anche per un ergastolano, poi, aumentano con il passare degli anni.

L’articolo 176 del codice penale prevede espressamente che il condannato all’ergastolo possa essere ammesso alla liberazione condizionale dopo 26 anni (lordi) trascorsi in carcere. Ovviamente il ritorno alla libertà non è un diritto ma una opportunità che il codice riconoscere anche agli ergastolani. Con un paio di presupposti di fondo: che il condannato abbia dimostrato ravvedimento e non risulti socialmente pericoloso. E qui le speranze di Marco Bergamo di tornare alla vita civile sono destinate - è sperabile - a ridursi al lumicino. Ne è convinto anche il sostituto procuratore Guido Rispoli, autore dell’indagine che incastrò il serial killer bolzanino. «Uccideva con il coltello perchè non riusciva ad avere un rapporto normale con le donne - puntualizza il magistrato - Le uccideva sempre con una ventina di coltellate all’altezza del petto. Secondo i periti era un modo per mimare l’atto sessuale. Era nato con questo deficit strutturale ed era spinto a risolvere con il coltello la sua incapacità sessuale. Oltre alle donne uccise e alle loro famiglie, tra le vittime inserirei lo stesso Bergamo, vittima di se stesso. Proprio per questo è da considerare ancora oggi molto pericoloso».

Lui ammise nel corso dell’inchiesta questa sua disfunzione?

«No, mai. Nel corso degli interrogatori ha sempre cercato di giustificare i suoi delitti con le azioni delle vittime. Marcella Casagrande fu colpita perchè aveva respinto un suo approccio, le due prostitute perchè lo avevano deriso o disprezzato».

Sarebbe stato curabile?

«Non lo so. Era probabilmente difficile accorgersi in tempo della disfunzione. Bergamo conduceva una vita normale, anche sul lavoro era scrupoloso ed irreprensibile»

Per i periti era da considerare sano di mente...

«Vi fu, a dire il vero, una diatriba tra periti. Mi ricordo che in un primo momento il professor Introna nel corso dell’inchiesta aveva riconosciuto uno stato di semi imfermità mentale. Poi in dibattimento la corte d’assise decise di procedere con una nuova perizia affidata ad un collegio peritale di altissimo profilo che decise che l’imputato dovesse essere considerato sano di mente».

E pericoloso...

«Certo. E’ realmente preoccupante la prospettiva che Bergamo possa un giorno ottenere qualche provvedimento in grado di rimetterlo a piede libero. Finchè avrà pulsioni sessuali il pericolo che torni ad uccidere resta attuale ed altissimo. Soltanto se si fosse certi che non avverte più pulsiosi sessuali si potrebbe modificare la valutazione sulla sua pericolosità sociale. Anche in questo caso, però, nessuno potrebbe avere la certezza che, a seguito di questa sua personalità distorta, non provi comunque un’inclinazione ad andare ad accoltellare una donna. Anche se nel corso di tutta la vicenda processuale non mi ha mai dato l’impressione di essere un sadico. Non ha mai ripercorso i momenti dei delitti con piacere. Anzi nelle descrizioni era sfuggente...».

 

 
 
 
 
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